LA DANZA E' UN LINGUAGGIO DELLA COMUNICAZIONE

(29/09/2000) di Rosanna Pasi
Il lavoro che Romagna Danza svolge, parte dalla "felice" ma inedita "intuizione": un'associazione di scuole di danza. In quanto inedita come modalità e quindi in mancanza di riferimenti, la definizione del progetto e il percorso da seguire hanno costituito un lavoro impegnativo perfezionato nel corso degli anni. Le insegnanti delle scuole di danza ( 4 che costituiscono i soci fondatori dell'associazione) per? avvertirono immediatamente che, associativamente, cominciavano ad uscire dall'orizzonte della loro scuola o palestra e si mettevano in relazione le une con le altre con tutte le conseguenze che ciò poteva comportare. Si trattava pertanto di affrontare l'attività didattica della propria scuola in un'ottica assolutamente nuova.

Nessuna di quelle insegnanti di danza che raccolsero l'intuizione del direttore artistico di Accademia Perduta, Ruggero Sintoni ebbe comunque dubbi: la proposta costituiva una sfida che in ogni caso andava raccolta. E così ebbe inizio un'avventura culturale nuova che nel definire il progetto culturale, fissò alcuni punti:

a) ogni scuola avrebbe mantenuto la propria autonomia didattica ed artistica

b) ogni scuola avrebbe lavorato, secondo le proprie potenzialità, a progetti associati

c) la metodologia di lavoro adottata sarebbe stata quella del "lavoro di rete".

Il primo punto (a) garantiva ad ogni scuola il mantenimento della propria identità in termini di espressività artistica e didattica, mentre il secondo punto (b) delineava quello che avrebbe potuto essere un nuovo campo di intervento: progetti di danza associati e il punto (c) introduceva una nuova prospettiva - il lavoro di rete - , rete tra scuole di danza ma anche tra istituzioni differenti che furono individuate nella scuola istituzionale e nel teatro.

Dunque la rete risultava così articolata: scuola istituzionale, scuola di danza, teatro.

In questo modo si sono precisati alcuni concetti forti: alla valenza formativa della scuola istituzionale viene affiancata la "scuola del tempo libero", nel nostro caso l'attività formativa di aggregazioni spontanee e libere che hanno il loro punto fondamentale nell'espressione corporea e che si individua un terzo luogo - il teatro - in cui l'espressione viene comunicata. In questo modo si precisano i contorni di un nuovo concetto: la danza è un linguaggio della comunicazione e come tale si affianca ai linguaggi delle discipline della scuola istituzionale.

Comprendere questo per le insegnanti delle scuole di danza non è stato facile, ma tutto sommato più agevole di quanto non sia stato far comprendere la potenzialità di questo ragionamento alla scuola istituzionale, la quale doveva riconoscere la valenza didattico-formativa di un'associazione altra e aprirsi alla possibilità di lavorare assieme nella definizione culturale di un progetto pur nel mantenimento della propria autonomia didattica e creativa.

La conseguenza di questa piccola "rivoluzione" ha significato:

- inserire il teatro nella programmazione curriculare della scuola e non pensarlo come aggiuntivo all'attività didattica

- inserire la danza fra i linguaggi della comunicazione teatrale per ragazzi.

Una "piccola rivoluzione" perchè questo è normalmente quello che non si fa. Non è un caso che dopo anni di teatro-ragazzi non è in aumento il pubblico giovanile che abitualmente frequenta il teatro finita la scuola, ma soprattutto la danza soffre una carenza di pubblico che negli anni è in aumento nonostante l'aumento dell'attività delle scuole diffuse in modo capillare sul territorio nazionale.

Assumere questi concetti significa allora pensare la danza non solo e non tanto come fatto artistico, ma come fatto culturale. Il che non vuole nemmeno dire banalizzare un'arte - l'arte tersicorea - ma vuol semplicemente dire cercare di far comprendere un linguaggio che essendo astratto è in grado comunque di suscitare emozioni, ma non sempre di farsi "comprendere". Le esperienze realizzate in questi anni hanno dimostrato che lavorare assieme si può, anzi è meglio perchè rende possibile ad istituzioni differenti inter-agire evidenziando lo spessore di un'operazione culturale teatrale. Ma, per concludere, vorrei anche aggiungere il "valore aggiunto" della nostra attività: ciascuna istituzione riconosce la valenza positiva dell'"altro" e supera separatezze che comunque costituiscono sempre un limite per attività che hanno come obiettivo la formazione dei giovani, ma soprattutto questo intercetta anche alcune direttive culturali del Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero della Solidarietà Sociale, perchè valorizzare questi spunti ha come obiettivo forte la prevenzione del disagio.

In questo modo alla danza viene aggiunta anche una valenza sociale.

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