Dove finisce l'entusiasmo per la danza

(14/03/2001) di Andrea Cagnetti
Sembra che in Italia la danza sia un vecchio orso appesantito avvezzo al letargo. L'opinione generale, ascoltando gli addetti ai lavori, è che non ci sia la cultura, manca il pubblico: è falso.
Vivo a Roma e i due appuntamenti più importanti con la danza: "Invito alla danza" in estate, e il "Roma Europa Festival" in autunno non sono affatto disdegnati dai romani, dimostrando di saper apprezzare la poesia di José Limon, la tradizione delle danze popolari del Balletto della Georgia, la passione del Tango e la danza intellettuale di Jiri Kylian. Quindi il pubblico non manca, ma allora dov'è la voragine che porta allo sprofondo la danza?
Proseguo nell'esaminare i vari elementi che compongono questo mondo: il vivaio, è vero le scuole in Italia non garantiscono una formazione professionale adeguata, ciò non toglie che i nostri danzatori abbattono le frontiere studiando la danza all'estero per occupare posti di riguardo nelle compagnie più importanti, ed è ormai scontato citare Viviana Durante, Roberto Bolle, Massimo Murru o Alessandra Ferri; l'Italia continua a fornire di grandi talenti gli altri paesi, prezioso gioiello dell'Operà di Parigi è Eleonora Abbagnato, sicuramente più nota al pubblico italiano quando vinceva "Bravo Bravissimo" alla fine degli anni ottanta, vi assicuro, quella bambina è cresciuta. Non c'è bisogno di parlare di fantascienza, il 10 febbraio scorso, ho tenuto un'audizione per la mia compagnia, sono rimasto piacevolmente sorpreso nel dover accogliere così tanta gente proveniente da tutta la penisola. Giovani vogliosi di lavorare pieni di grinta e passione, alcuni di talento altri no, ma sicuramente tutti disposti ad imparare e sudare per poter esprimere un buon lavoro.
Anche questo componente rispetta le esigenze.
I coreografi. Troppa gente pensa che diventare coreografo sia una conseguenza alla carriera di ballerino o ancor peggio a quella di insegnante. Il vero coreografo è una persona ispirata all'arte, potrebbe essere scultore , pittore o architetto, ma ha scelto i corpi umani per creare le sue composizioni. Per fortuna di coreografi ne bastano pochi, se ce ne fossero dieci validi, esisterebbero dieci compagnie apprezzabili.
Io penso che veri artisti ci siano , ma nascosti bene tra la moltitudine di intellettuali che vivono di creatività imprestata. Sarebbe necessario dare una bella sfoltita alle erbacce per far crescere forti le piante da fiore.
Armati di cesoie in una mano e concime nell'altra, dovrebbero essere i direttori artistici degli enti di promozione della danza a ridare un bel volto ai giardini italiani.
Questo non accade. Succede, invece, sempre più spesso che tali enti siano spettri simili a dei filtri dove si intrappolano le carte moneta delle ricche sovvenzioni e nulla si concretizza, ad un evento importante come una prima dell'Ater non viene associata nessuna pubblicità o comunicazione sulla carta stampata. Una compagnia di danza, tra virgolette, riceve sovvenzioni e l'appoggio di questi enti solo perché fatta di insegnanti che riescono a trascinare a teatro tutti i loro allievi trasformando l'arte più antica in saggi urlati dove si invertono le parti : allievi seduti e insegnanti a ballare.
Siamo arrivati al fondo della voragine, dove si spengono tutti gli entusiasmi di giovani aitanti disposti a sognare, chi resta a testa alta scorge lassù in alto una luce, stretta nel pugno di chi non molla e forse un domani porterà aria fresca a questo panorama impolverato.

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