Un'estranea nel mondo della danza

(23/01/2001) di Rosanna Pasi
Nonostante che non sia una maestra di danza, nè critico di danza, che non gestisca una scuola di danza , che non abbia una compagnia e nemmeno figlie/i e nipoti che ballano e che pertanto sia sostanzialmente "estranea" al mondo della danza, desidero continuare a parlare di "danza".
Ho amato, amo tuttora la danza nella sua dimensione comunicativa. Alcuni grandi interpreti mi hanno aiutata ad arricchirmi interiormente ad ogni spettacolo, ma ancora oggi non sono in grado di comprendere appieno la "tecnica" e quindi il livello di perfezione più o meno raggiunto da una danzatrice o da un danzatore.
Quando le mie figlie erano piccole, per anni, hanno frequentato una scuola di danza . Durante il periodo del loro studio ho potuto verificare l'attività svolta, constatavo con piacere come dalla danza fossero in qualche modo "contaminate" e avvertivo che ciò era complementare alla loro crescita e alla loro formazione.
Mi rammaricavo che l'attività svolta nella scuola di danza, si esaurisse all'interno delle mura della scuola stessa.
In quegli anni ero anche insegnante e avrei voluto far comprendere ai miei alunni quanto fosse importante l'attività che svolgevano le mie bimbe.

Ma una certa ritrosia a parlare di una disciplina che nell'immaginario collettivo era considerata abbastanza "elitaria", mi impedì di cercare momenti di connessione fra il mondo della scuola in cui lavoravo e quello che le mie figlie frequentavano.

 

Ho vissuto questa incapacità come limite personale.

Quando anni dopo mi è stato chiesto di coordinare l'attività di alcune scuole di danza che si costituivano in associazione, ho cercato di mettere a punto un percorso culturale all'interno del quale, accanto alle discipline curriculari della scuola anche la danza, nelle sue varie espressioni, trovasse una sua naturale collocazione.
Mi sono interessata dunque non della tecnica della danza, ma della danza come fatto "culturale" e attraverso la metodologia del lavoro di rete ho cercato l'aggancio col mondo della scuola istituzionale.
Ero convinta di trovare ascolto presso la scuola istituzionale in cerca di contenuti da dare "all'autonomia" che stava ottenendo, ma non ero certa che mi potessero seguire le scuole di danza.
Faticavano a pensare di lavorare "assieme" e non sapevano come proporsi alla scuola isituzionale. Aggiungo però che hanno colto come una sfida il percorso che venivo definendo e migliorando col loro aiuto, ma soprattutto hanno compreso le prospettive che venivano loro offerte.
Oggi a 5 anni dall'inizio dell'avventura, verificano in modo sempre più consistente che le istituzioni culturali del territorio pensano alla danza come un'opportunità capace di arricchire e completare la loro proposta formativa.
Dal contatto che oggi ho con un numero sempre crescente di scuole di danza di diverse regioni italiane (Emilia Romagna, Veneto, Umbria, Puglia, Lazio) che sperimentano e in alcuni casi ri-motivano la modalità dell'associazionismo, mi sono resa conto che alle maestre di danza competa "insegnare " la danza, ma non promuoverla. Anzi aggiungo, senza volerne ferire alcuna, che grazie a loro la situazione è così triste. Non hanno saputo (e forse ancora non sanno) promuoverla n? alla scuola istituzionale e tanto meno alle istituzioni socio-culturali del territorio e quando lo hanno fatto, hanno anche fatto dei danni.
Così assieme ad un gruppetto di insegnanti diventato sempre più numeroso, abbiamo cominciato a lavorare su alcuni fronti:
1) favorire e allargare l'associazionismo come modalità operativa, superando diffidenze e incomprensioni
2) individuare temi e argomenti per poter avviare o mantenere o consolidare rapporti con la scuola istituzionale in vista della formazione di pubblico alla danza
3) preparare e realizzare progetti con le scuole di danza delle associazioni delle varie regioni da proporre al territorio e alle sue istituzioni sociali e culturali.
E' stato intenso ma anche entusiasmante il lavoro che abbiamo svolto. Abbiamo fatto due piccole rivoluzioni:

a)

siamo riuscite a creare un piccolo circuito di spettacoli di danza inseriti nel teatro ragazzi,

b)

stiamo facendo passare il concetto che la proposta teatrale deve essere condivisa con la scuola e quindi inserita nell'attività curriculare e non aggiuntiva come solitamente avviene.
Rosanna Pasi

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