Il sapore della danza

(21/01/2001) di Andrea Cagnetti
L'espressione artistica della danza è nella coreografia: dipinto fatto di corpi in movimento.

Ma quando una coreografia smette di essere semplice sequenza?

 

Un prodotto artistico coinvolge emotivamente e trasmette delle sensazioni.

 
Utilizzare immagini simboliche o shockanti per stimolare impulsi tra il pubblico è una semplice masturbazione intellettuale ed è purtroppo questo il materiale di uso inflazionato dai vari coreografi del panorama italiano.
I cinque sensi del nostro corpo sono dei filtri che analizzano e trasmettono alla sfera emotiva tutto ciò che ci circonda; è compito dell'artista saper cogliere la struttura dinamica che caratterizza un elemento.
Una parola è costituita di significato e significante, il significante è il suono, che pronunciato, conduce, attraverso le emozioni dell'udito, al significato. La poesia è poesia non grazie al significato che comunica, ma il ritmo ed il suono dell'esposizione ne determinano la finezza: dunque la struttura. I nostri stati emotivi sono costituiti da diverse gamme di ritmo, quello del battito cardiaco e delle fasi del respiro: basta riprodurre ritmi ben decodificati con macchie di colori su di una tela per farne una finestra sul cortile dei sentimenti. Parliamo di pittura ed è quindi facile, ricordando la prima definizione, riportarci sulla coreografia.
Intuire che il ritmo sia alla base della danza è facile, ma va evidenziata l'importanza che assume il ritmo negli spostamenti del corpo, o più corpi, all'interno del palco. In un quadro il ruolo del protagonista è del colore, ma cos'è il colore?
Non è altro che una macchia di luce che esercita delle forze sullo spazio che lo circonda.
Un piccolo punto di rosso al centro di uno sfondo blu avrà una forza dinamica diversa da quella che eserciterebbe una macchiolina di giallo. Queste forze sono riconducibili al movimento fisico attraverso lo studio dello "spingere" e del "tirare": il rosso è un colore molto forte ma che non riesce ad esplodere, la sua macchia resta ben descritta nei suoi confini, mentre il giallo si espande oltre i suoi limiti e si sgrana; questa descrizione delle forze cromatiche ci consente di capire come in un colore ci sia movimento.
Dopo questa passeggiata nel mondo dell'arte vorrei concludere asserendo che, se una coreografia mi commuove grazie all'intensità dei movimenti, alla morbidezza, all'armoniosità degli incastri forse contrapposta ad altri elementi duri nei movimenti di ritmi attoniti, sto assaporando il vero gusto della danza.

 

Andrea Cagnetti

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